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OVERTOURISM: CERCHIAMO DI CAPIRE IL SUO SIGNIFICATO E LE SUE CONSEGUENZE

Negli ultimi decenni il turismo è stato celebrato come il motore di uno sviluppo economico inarrestabile, una fonte di benessere e progresso per interi paesi. Le statistiche sulle presenze e le prenotazioni venivano accolte con entusiasmo, simbolo di un successo inarrestabile. Tuttavia, la crisi pandemica ha rivelato una vulnerabilità nascosta in questo modello: con il ritorno dei flussi turistici si è assistito a un fenomeno inquietante, noto come OVERTOURISM, ovvero un eccesso di visitatori che supera la capacità di accoglienza dei territori, compromettendo sia l’ambiente che la qualità della vita dei residenti.

L’UN Tourism, l’evoluzione della storica Organizzazione mondiale del turismo, definisce l’overtourism come un impatto negativo e sproporzionato sul territorio, che degrada l’esperienza sia dei cittadini che dei turisti. In altre parole, ciò che un tempo era sinonimo di prosperità rischia ora di trasformarsi in una minaccia, a causa di una crescita incontrollata che non si preoccupa dei limiti imposti dalla capacità di carico dei luoghi.

Questo concetto, che indica il numero massimo di visitatori che una destinazione può sostenere senza subire danni irreparabili, diventa cruciale nel dibattito sulla sostenibilità.

Le cause di questo fenomeno sono molteplici e si intrecciano: da un lato, l’accessibilità facilitata dai voli low-cost, dalle piattaforme di prenotazione online e dal cosiddetto turismo “mordi e fuggi”; dall’altro, una gestione delle destinazioni spesso inefficace, priva di una pianificazione strategica che tenga conto delle peculiarità territoriali.

Il risultato è un consumo delle risorse che supera ogni limite, con impatti negativi che si manifestano nella qualità dell’esperienza turistica, nella vita quotidiana dei residenti e nell’autenticità dei luoghi.

Città un tempo amate e celebrate—Venezia, Firenze, Roma, Napoli, o mete naturali come le Cinque Terre—sono oggi emblematiche del rischio di trasformarsi in parchi a tema, dove la sovrappopolazione e la gestione caotica minacciano l’equilibrio.

Le conseguenze di questo eccesso sono molteplici: 

  • difficoltà nella gestione dei servizi pubblici (come trasporti, sicurezza e raccolta dei rifiuti), 
  • aumento dei costi della vita e, non meno importante, 
  • la perdita dell’identità culturale delle comunità locali. 

Inoltre, la dipendenza economica dal turismo rende le destinazioni estremamente vulnerabili alle fluttuazioni stagionali e alle crisi globali, accentuando disuguaglianze e creando un circolo vizioso difficile da interrompere.

Di fronte a questo scenario, il dibattito si concentra su come procedere:

da un lato vi sono proposte per limitare gli accessi e deconcentrare i flussi turistici, mentre dall’altro si suggerisce un adattamento strutturale attraverso il potenziamento delle infrastrutture e una pianificazione a lungo termine che metta la sostenibilità al centro. 

Un esempio concreto è rappresentato dalla certificazione GSTC, un percorso partecipato che guida destinazioni e operatori verso standard elevati di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Come ci ricorda Oscar Wilde,

“Siamo tutti nella fogna, ma alcuni di noi guardano le stelle.”
Questa celebre citazione ci invita a non perdere la speranza: anche di fronte alle difficoltà e alle contraddizioni di un sistema in crisi, è possibile aspirare a un futuro migliore se si riconoscono i limiti del presente e si lavora insieme per trasformarli in opportunità.

In definitiva, comprendere a fondo le dinamiche attuali è il primo passo per costruire un modello turistico sostenibile, in cui la crescita economica non sia a scapito dell’ambiente e della qualità della vita. Solo così potremo trasformare il successo in una risorsa duratura per le generazioni future.

La domanda che ci poniamo è: a Lazise c’è OVERTURISM?

Nel prossimo articolo cercheremo di analizzare con numeri alla mano la situazione del nostro comune. Riteniamo giusto porci delle domande e cercare delle risposte nei dati. La cosa che più inquieta e l’atteggiamento fin qui dimostrato dal  Sindaco-struzzo di Lazise Damiano Bergamini e da tutta la maggioranza.

Citiamo:

l’atteggiamento dello struzzo è una metafora che indica la tendenza a ignorare o negare realtà scomode o minacciose, piuttosto che affrontarle. Derivato dal mito secondo cui lo struzzo, in presenza di pericolo, seppellirebbe la testa nella sabbia per sfuggirvi, questo comportamento umano si manifesta quando una persona preferisce non vedere i segnali di allarme o le difficoltà, sperando che i problemi si risolvano da soli. Tale atteggiamento può portare a decisioni inefficaci e a conseguenze peggiori, poiché non si interviene per modificare una situazione problematica.

Riportiamo le sue dichiarazioni rilasciate alla trasmissione Report:

I residenti sono a mio avviso l’unico bene da tutelare da parte dell’Amministrazione comunale di Lazise ed il loro benessere è particolarmente legato al settore del turismo. Questo settore permette una grande ridistribuzione del reddito difficilmente sostituibile da altre economie. A Lazise, gran parte dei cittadini dipendono direttamente o indirettamente dal settore turistico, la ritengo la risorsa economica più sostenibile sotto il profilo sociale ed ambientale. Di certo non bisogna eccedere nemmeno in questo.

Il fatto di essere classificati al decimo posto in Italia per presenze turistiche relativamente all’anno 2023, credo sia fonte di orgoglio sia per i cittadini, sia per le attività economiche, sia per l’Amministrazione comunale perché questo è un risultato che deriva dalla sinergia dei vari attori del territorio.

L’overtourism è un neologismo che sintetizza un fenomeno socio-economico crescente e consistente nell’eccessivo afflusso di turisti in un determinato territorio. Ritengo che nonostante la numerosa presenza turistica a Lazise non si possa certo parlare di overtourism. Le uniche due criticità riguardano la viabilità: una nella zona a nord del paese, a ridosso del centro storico durante nel giorno di mercato (mercoledì mattina), concomitante con l’alta stagione, e l’altra a sud del paese, in zona Gardaland nei giorni di massima affluenza. Si tratta quindi di problematiche molto localizzate e limitate nel tempo”

In conclusione, Lazise sembra aver scelto la via dell’indifferenza e della negazione del problema: mentre il turismo continua a pompare numeri e profitti, il Sindaco Bergamini si mostra prontamente accondiscendente verso i poteri forti del territorio, relegando al secondo piano le crescenti criticità provocate della massiva turistificazione del comune. Con una retorica che esalta il successo turistico, si assiste a una gestione del territorio che preferisce ignorare i segnali d’allarme, sacrificando la qualità della vita dei residenti sull’altare di interessi consolidati. Ironico, dunque, come il clamore delle presenze annuali diventi il confortevole alibi per non affrontare le problematiche reali.

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